Negli ultimi mesi abbiamo riportato dati e numeri relativi alle molteplici crisi aziendali nel settore dell’automotive. Un vero uragano che ha coinvolto una filiera piombata nel caos. L’intero comparto in Europa si trova alle prese con venti politici che soffiano nella direzione di una sostenibilità green. Il 2035 si approssima tra incertezze e dichiarazioni della Commissione europea che fa due passi avanti e due indietro creando ulteriore confusione nelle Case costruttrici ma anche nella clientela.

La parziale deroga al ban suoi motori termici basterà a salvare la filiera? La fotografia della situazione è stata scattata dalle parole dure di Hakan Samuelsson di Volvo. “Sarebbe abbastanza sorprendente se tutti i marchi consolidati in Europa riuscissero a sopravvivere nei prossimi dieci anni”, ha sentenziato il manager. Una visione realistica o tragica? Guardando i numeri di cessioni, joint venture, e fusioni c’è molta verità nelle suddette dichiarazioni, e la ricetta di sopravvivenza è nella coerenza e nella trasparenza delle normative che possono guidare il mercato verso una direzione sola: l’elettrico secondo le scelte di VOLVO CARS. Spazzare via incertezze e dubbi darebbe spazio all’industria europea delle quattro ruote, chiudendo possibilità e porte alla Cina, che piano piano con progetti ambiziosi si sta radicando in modo capillare nel Vecchio Continente con concessionarie e gruppi.
II futuro della filiera dell’automotive europea
La concorrenza asiatica si deve sfidare ad armi pari, mettendo in capo strategie anche politiche con una visione ampia per il futuro al fine di tutelare la sopravvivenza e la tenuta del comparto europeo. Alla luce di quanto già è avvenuto e sta avvenendo si deve rivalutare tutto con strategie, partnership strategiche e scelte commerciali alla portata delle possibilità degli automobilisti. Le scelte di oggi possono rappresentare il successo o il fallimento di domani. Poi, in Europa, c’ è un nodo da sciogliere fondamentale al quale bisogna dare risposta sul piano funzionale e pratico: le infrastrutture.

La diffusione dei veicoli elettrici sarà possibile a patto che ci sia in modo capillare sui territori la possibilità di colonnine di ricarica facili e veloci. La politica deve lavorare a braccetto con l’industria non potendo ignorare il mercato e non sottovalutando mai l’espansione e il potere economico della Cina che grazie a strategie commerciali ha anticipato i tempi creando un gap difficile da colmare.





